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giovedì 14 giugno 2012

Benares...

questa è una meta molto agognata nei tempi della mia giovinezza, anni 60/70, per capirci l'epoca degli hippy o figli dei fiori, allora si partiva per un viaggio spirituale e si cercava di raggiungere l'India.
Il movimento nacque naturalmente negli Stati Uniti per diffondersi in tutto il mondo, inglobava tutta una serie di proteste in cui entrò anche quella della guerra del Vietnam.
In ogni paese aveva derivazioni diverse, ma sostanzialmente uguali.
Gli Hippy respingevano con forza le istituzioni, criticavano i valori della classe media, erano contrari alle armi nucleari , abbracciavano aspetti della filosofia orientale, promuovevano la libertà sessuale, erano spesso vegetariani ed ambientalisti, promuovevano l'uso di droghe psichedeliche per espandere la propria coscienza, e creavano comunità  e comuni. Essi utilizzavano arti alternative, il teatro di strada, la musica popolare, e le sonorità psichedeliche come parte del loro stile di vita e come modo di esprimere i propri sentimenti, le loro proteste e la loro visione del mondo e della vita. Gli Hippy si opponevano alla politica  scegliendo una mite  ideologia che favoriva la pace, l'amore, la fratellanza e la libertà personale.
In Italia questo movimento prese una piega diversa , ebbe il merito nel diffondere le nuove tendenze dell'arte e della cultura contemporanea, ma  infatti, il movimento studentesco si diresse verso un irrigidimento su posizioni ideologhe filo-marxiste provocando il periodo dei "sessantottini" : guerriglie con la polizia, proteste, attentati, allontanandosi dal lato puramente spirituale.

Ma mentre in altre parti del mondo avvenivano varie interpretazioni di questo movimento, dall'utilizzo dell'energia alternativa al vivere a contatto della natura, nei paesi anglosassoni si adoperava la musica e i mega-raduni ( chi non ha sentito parlare di Woodstock o del raduno di Stonehenge?) , esempio altisonate sono i rappresentativi Beatles.
( forse era un po' fatto...)
Ho un po' divagato...io non ho mai condiviso questo movimento nè quello che si produsse in Italia, ma una cosa mi entusiamo molto, l'apprendere la più memorabile esperienza di viaggio hippy, intrapresa da centinaia di migliaia di giovani, specie negli anni 1969-71, fu il viaggio via terra verso l'India. Portandosi dietro poco o niente bagaglio e con pochissimi soldi in tasca, quasi tutti loro seguivano la stessa strada, attraversando l'Europa in autostop fino ad Istanbul , attraverso la Turchia , il Pakistan per arrivare in India e magari verso il Nepal.
I posti spirituali erano Lahore, Katmandu e Benares appunto.
Questo era un sogno, un mio sogno molto desiderato, senza avere mai il coraggio di esaudirlo.
Ma ecco qua Benares...
Era Kashi, al tempo dei Veda; divenne poi Varanasi, dal fiume Varuna che scorre a Nord e dall'Assi che scorre a Sud, per essere poi deformata in Benares dagli Inglesi che non sapevano pronunciarne correttamente il nome. Oggi è nuovamente Varanasi, il nome di questa città santa a Shiva, brulicante, particolarmente caotica e faticosissima, che nulla conserva nelle pietre del suo antichissimo passato.


 L'attrazione principale per i visitatori e i pellegrini sono il centinaio di Ghats lungo il fiume, all'alba per i riti al sole nascente o al tramonto all'ora della Puja, verso le 18, quando il fuoco e la luce vengono offerti al fiume, tra canti, cimbali, mantra e migliaia di offerte votive luminose che fluttuano sulle acque. Questi Ghats, che bordano le rive per parecchi chilometri, un tempo erano sovrastati da meravigliosi palazzi. Lungo le gradinate principali, sotto grandi parasole, i sacerdoti, gli astrologi e gli indovini prestano servizio per i credenti, impartendo mantra e responsi, officiando riti e intercedendo con le divinità, mentre centinaia di Sadhu meditano praticando yoga o semplicemente trascorrono lungo il fiume la loro vita ascetica.



Tutto si svolge attorno e dentro la "Madre Ganga", il fiume Gange, Manikarnika Ghat. luogo simbolo di Varanasi , dove su decine di pire alimentate da un fuoco che non si spegne mai, vengono bruciati i corpi dei defunti. I parenti stanno intorno ai roghi, in mezzo ai quali si possono distinguere le forme delle spoglie umane che si consumano lentamente tra le fiamme. Il fuoco purifica, ed è questa la sorte che tocca ad ogni indù. Con cinque eccezioni. Non hanno bisogno, infatti, di essere cremati (perché sono già puri) i bambini, coloro che muoiono per il morso di un serpente, le donne incinte, gli animali e i sadhu.

Tutti gli altri arrivano, avvolti in un lenzuolo, adagiati su di una barella portata a spalla da quattro uomini che avanzano marciando, con un passo cadenzato e veloce. 



10 commenti:

  1. Cara Adriana nel passato io ricordo quando si parlava dei hippy avevo due nipoti figli di una mia sorella uno di questi si distingueva che amava averi i capelli molto lunghi tutti lo chiamavano l'hippy erano qui tempi di quello che hai raccontato nel tuo lungo post molti interessante, penso che quei santoni esistono anche ora ,'India è grande e sicuramente le tradizioni rimangono sempre.
    Buona notte cara amica, un abbraccio forte.
    Tomaso

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    1. La cultura di quel paese è poco conosciuta e la sua spiritualità ancora di più.
      ciao a te

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  2. Ricordo quei tempi, lavoravo 24 0re su 24...giorno e notte con 34 bambini... a cui badare ed io ero una ragazza.

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  3. Ero bambina ai tempi del primo festival sull'Isola di Wight, però mi ricordo bene quei tempi e tutta la nuova musica che arrivò anche da noi. Quanto all'India, ho già detto che è una meta che mi interesserebbe moltissimo. Chissà...

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    1. All'epoca io ero già "grandina" e l'India è un desiderio già da allora.

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  4. Spirituale o no, mi piacerebbe fare questo viaggio. Ho due amiche, madre e figlia, che in questo momento sono in India. Sono partite per starci due mesi. Nel frattempo è rientrata una coppia di amici che sono rimasti lì 15 giorni ed ai quali ho fatto un diaporama con le più belle foto tra le quali il palazzo di cui parli nel precedente post. Chissà se un giorno potremo andarci anche mia moglie ed io ! A presto.

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    1. E' un grandissimo desiderio che ho da quando ero giovane e che sono sicura rimarrà tale, peccato.

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  5. Scusa, ho dimenticato. Sai che Joe Cocker è stato tirato fuori dalla droga e dall'alcool dal nostro Zucchero ed è dopo questo recupero che ha inciso "You can leave your hat on" che lo ha rilanciato e che fa parte della colonna sonora di "Nove settiman e mezza". La canzone accompagna il famoso spogliarello di Kim Basinger. Ancora ciao.

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  6. Beh, io mi chiedo sempre come faccia ad essere ancora vivo, era sempre così strafatto che è davvero strano.
    A me piace molto la voce.

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coccole...