Il mio viso

riflesso nello specchio
è il passato

Informazioni personali

sabato 4 febbraio 2012

La pioggia nel pineto

Un pomeriggio letterario in mezzo alla neve, ma vicino al caminetto scoppiettante (legna un po' umida).
Ricordo di averla odiata questa poesia che mi fecero imparare a memoria e che non mi voleva rimanere in mente (presi anche un voto non molto bello), oggi invece leggendola con altri occhi e con altra disposizione d'animo, l'ho trovata bella.   Molti vedono in essa la perversione che accompagnò la fama di D'Annunzio, io preferisco vedere la musicalità delle strofe, che accompagna le parole come lo scrosciare della pioggia.
Gabriele D'Annunzio - La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

 

7 commenti:

  1. Iniziare la domenica con una bella poesia e accompagnata da una sublime musica fa sicuramente bene a noi tutti.
    Buona domenica cara Adriana.
    Tomaso

    RispondiElimina
  2. Anche a miei tempi ci facevano imparare a memoria le poesia...che rabbia mi veniva!! questa la trovo bella!! buona domenica

    RispondiElimina
  3. mi fa molto piacere di avervi fatto iniziare bene la domenica, la poesia è cibo per l'anima.

    RispondiElimina
  4. Un po' pomposa e pretenziosa per i tempi, ma evoca immagini bellissime. Anch'io l'ho imparata a memoria alle medie.
    Ciao! :)

    RispondiElimina
  5. Non ho amato particolarmente D'Annunzio a scuola, avevo altre preferenze.
    Successivamente ho apprezzato la sensualità di questa poesia.
    Baci

    RispondiElimina
  6. Cara Adriana, è proprio vero che qualsiasi cosa imposta viene vissuta male.
    Cercarla di propria iniziativa assume tutto un altro sapore.
    Copriti bene anche tu.

    RispondiElimina

coccole...