un po' ironica come canzone, anche perchè questo mestiere ormai dimenticato , anzi sostituito dal "tecnico dei fumi della caldaia", era quasi sempre fatto da bambini che meglio si infilavano nei camini che per la maggior parte non erano grandissimi.
Nelle valli del Piemonte e Val d'Aosta venivano "affittati" alle famiglie e portati in giro a lavorare, altro che occupazione giovanile e sfruttamento....
Lo spazzacamino ( in genere un padrone adulto col suo ragazzino-apprendista chiamato "gogn") aveva i suoi ferri del mestiere: oltre al tipico cappello nero, avevano la caparuzza (il sacchetto che          mettevano in testa per ripararsi dalla fuliggine mentre risalivano il          camino), la raspa e il brischetin (lo scopino), il riccio (l’attrezzo          con le lame di ferro a raggiera usato per raspare le canne fumarie quando          non poteva entrare il bambino a raspare a mano), la squareta (la canna          con in cima il riccio) ed infine il sach (il sacco per riporre la fuliggine          raccolta), ma il lavoro pesante consisteva nel risalire il cmino a piedi nudi e mentre saliva grattava le tre pareti che aveva davanti e al fianco (lavoro duro e pesante perchè la fuligine della lega diventava dura e difficile da togliere), arrivato in cima sul tetto urlava a squarciagola per avvisare che era arrivato in cima, poi tornava giù e ripuliva anche la quarta parete.
Per chi non aveva l'apprendista era un po' più difficile, perchè si usava far scendere una fune dal camino sul tetto a cui veniva legata una fascina di sterpi o il "riccio" di ferro, si chiudeva il camino con un'asse nella casa e lo spazzacamino sul tetto tirava su la fune che "grattava" via la fuligine.
Ci sono anche delle parti poetiche di questo mestiere, una è un pezzo del libro Cuore di Edmondo De Amicis...   
" Di fronte alla porta della scuola, dall’altra parte della via, stava con  un braccio appoggiato al muro e colla fronte contro il braccio, uno  spazzacamino, molto piccolo, tutto nero in viso, col suo sacco e il suo  raschiatoio, e piangeva dirottamente, singhiozzando. Due o tre ragazze  della seconda gli s’avvicinarono e gli dissero: - Che hai che piangi a  quella maniera? - Ma egli non rispose, e continuava a piangere. - Ma di’  che cos’hai, perché piangi? - gli ripeterono le ragazze. E allora egli  levò il viso dal braccio, - un viso di bambino, - e disse piangendo che  era stato in varie case a spazzare, dove s’era guadagnato trenta soldi, e  li aveva persi, gli erano scappati per la sdrucitura d’una tasca, - e  faceva veder la sdrucitura, - e non osava più tornare a casa senza i  soldi. - Il padrone mi bastona, - disse singhiozzando, e riabbandonò il  capo sul braccio, come un disperato. Le bambine stettero a guardarlo,  tutte serie. Intanto s’erano avvicinate altre ragazze grandi e piccole,  povere e signorine, con le loro cartelle sotto il braccio, e una grande,  che aveva una penna azzurra sul cappello, cavò di tasca due soldi, e  disse: - Io non ho che due soldi: facciamo la colletta. - Anch’io ho due  soldi, - disse un’altra vestita di rosso; - ne troveremo ben trenta fra  tutte. - E allora cominciarono a chiamarsi: - Amalia! - Luigia! -  Annina! - Un soldo. - Chi ha dei soldi? - Qua i soldi! - Parecchie  avevan dei soldi per comprarsi fiori o quaderni, e li portarono, alcune  più piccole diedero dei centesimi; quella della penna azzurra  raccoglieva tutto, e contava a voce alta: - Otto, dieci, quindici! - Ma  ci voleva altro. Allora comparve una più grande di tutte, che pareva  quasi una maestrina, e diede mezza lira, e tutte a farle festa.  Mancavano ancora cinque soldi. - Ora vengono quelle della quarta che ne  hanno, - disse una. Quelle della quarta vennero e i soldi fioccarono.  Tutte s’affollavano. Ed era bello a vedere quel povero spazzacamino in  mezzo a tutte quelle vestine di tanti colori, a tutto quel rigirìo di  penne, di nastrini, di riccioli. I trenta soldi c’erano già, e ne  venivano ancora, e le più piccine che non avevan denaro, si facevan  largo tra le grandi porgendo i loro mazzetti di fiori, tanto per dar  qualche cosa. Tutt’a un tratto arrivò la portinaia gridando: - La  signora Direttrice! - Le ragazze scapparono da tutte le parti come uno  stormo di passeri. E allora si vide il piccolo spazzacamino, solo in  mezzo alla via, che s’asciugava gli occhi, tutto contento, con le mani  piene di denari, e aveva nell’abbottonatura della giacchetta, nelle  tasche, nel cappello tanti mazzetti di fiori, e c’erano anche dei fiori  per terra, ai suoi piedi."
la Favolosa Mary Poppins!



 
Tristissimo. Di sicuro erano anche destinati a morire presto con tutta quella fuliggine nei polmoni.
RispondiEliminaEppure questo sfruttamento era quasi normale come quello che facevano del resto in tutti gli stati .
RispondiEliminaciao
Quello dello spazzacamino era un lavoro duro, come altri mestieri dei tempi che furono.
RispondiEliminaL'apprendistato allora era la norma, giusto o sbagliato che fosse...
L'immagine dello spazzacamino suscita comunque tenerezza.
Buona serata.