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domenica 29 gennaio 2012

La neve

Yuko Akita aveva due passioni.
L'haiku.
E la neve.
L'haiku è un genere letterario giapponese. È una breve poesia di tre versi e diciassette sillabe. Non 
una di più.
La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri. 
Questa poesia arriva dalla labbra del cielo, dalla mano di Dio.
 
Ha un nome. Un nome di un candore smagliante.
Neve.
 
 
 
Il padre di Yuko era un monaco scintoista. Viveva nell'isola di Hokkaido, nel Giappone del nord,
dove l'inverno è più lungo e rigido. 
Insegnò al figlio la potenza delle forze del cosmo, l'importanza della fede e l'amore per la natura.  
 Gli insegnò altresì l'arte di comporre haiku.Un giorno dell'aprile 1884, Yuko compì diciassette anni.
 A sud, a Kyushu, cominciavano a fiorire i primi ciliegi. Nel Giappone del nord il mare era ancora gelato. 
L’istruzione etica e religiosa del ragazzo era ormai ultimata.
 Era venuto per lui il momento di scegliersi un mestiere. 
Da molte generazioni i membri della famiglia Akita si dividevano tra religione e esercito. 
Ma Yuko non voleva diventare né monaco né guerriero.“Padre,” disse il mattino del suo compleanno, in riva al
 fiume argentato, “voglio diventare poeta.”Il monaco aggrottò la fronte in modo quasi impercettibile ma tuttavia
 rivelando una delusione profonda. Il sole si rifletteva nelle increspature dell'acqua.
 Un pesce-luna passò tra le betulle e poi svanì sotto il ponte di legno.“La poesia non è un mestiere. 
È un passatempo. Le poesie sono acqua che scorre. Come questo fiume.” 
Yuko tuffò lo sguardo nell'acqua silenziosa e lesta. 
Poi si voltò verso il padre e disse: “È esattamente quello che voglio fare.
 Imparare a guardare il tempo che scorre.”
 
 
 La neve è una poesia. Una poesia di un candore smagliante. 
In gennaio ricopre la metà settentrionale del Giappone. 
Lì dove viveva Yuko la neve era la poesia dell'inverno. 
Contro il volere del padre, nei primi giorni del gennaio 1885 Yuko intraprese la carriera di poeta.
 Decise di scrivere solo per celebrare la bellezza della neve. Aveva trovato la propria strada. 
Sapeva che quella vita sfolgorante non l’avrebbe mai stancato. 
 Nei giorni di neve prese l'abitudine di uscire assai presto di casa e incamminarsi verso la montagna.
 Per comporre le sue poesie andava sempre nello stesso posto.
 Si sedeva a gambe incrociate sotto un albero e rimaneva così per ore e ore, vagliando in silenzio le diciassette 
sillabe più belle del mondo. Poi, quando infine sentiva di possedere la sua poesia, la vergava su carta di seta.
 Ogni giorno una nuova poesia, una nuova ispirazione, una nuova pergamena.
 Ogni giorno un paesaggio diverso, una luce nuova.
 Ma sempre l'haiku e la neve. Fino al calar della notte.Rientrava sempre per la cerimonia del té. 
 
  Due hayku di Basho
 
 Verrà quest’anno la neve

che insieme a te

contemplai?
 
 
 
 
La prima neve! 

  appena da piegare 

  le foglie dell'asfodelo 
 

6 commenti:

  1. Questo post e gli haiku, mi hanno ridato un po' di morale. Ciao Adri, alla prossima.

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  2. Adry, che bello questo post
    Molto delicato, soffice e candido
    Buona giornata!

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  3. Buon giorno cara Adriana oggi con un post così belle e chiaro credo che incomincerò molto bene la giornata.
    A presto rileggerti cara amica.
    Tomaso

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  4. grazie a voi tutti per le vostre visite

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  5. Personalmente adoro la neve e la sua poesia mentre scende dal cielo. Potrei stare ore a guardarla. Ora sono in attesa...

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coccole...