Il mio viso

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giovedì 23 maggio 2013

avevo 10 anni...

ma l'ambiente attorno non era cambiato molto.
Il mio quartiere era così...


ma anche così


ma anche così.

Avevo 10 anni, erano gli inizi degli anni '60, andavo a scuola a piedi , per sentieri di terra che con la pioggia diventavano canali, eppure era un quartiere nuovo, era una delle tante periferie di Torino, che ora non si riconoscono più tanto si sono integrati con la città.
Allora si andava a scuola da soli, in gruppi, avevo cambiato scuola, che nelle prime classi era in un prefabbricato  ora una scuola vera , in muratura col riscaldamento.
Ricordo che non vi erano molti negozi attorno, ma per arrivare a scuola si passava davanti ad un panettiere...un profumo di pane fresco aleggiava per ore e ore (difficile da spiegare il tipo di profumo, è unico, bisogna sentirlo ed ora è...estinto) e poi quella bottega : l'antro delle meraviglie!
Mensole piene del pane di ogni tipo, e su un lato vi erano le latte che contenevano i biscotti, già perchè erano tutti sfusi, non in pacchetti, i miei preferiti erano i "wafer", erano avvolti nella carta velina, incrociati a strati, vaniglia e nocciola, poi quei biscottoni da inzuppare nel latte e poi, sul banco , le mitiche "pesche"con l'alkermess, rotolate nello zucchero e unite da un filo di marmellata.



Purtroppo le visite in panetteria non erano sempre proficue, i soldini erano pochi e raramente si poteva affondare i denti in quelle squisitezze, anche se io ero fortunata che spesso avevo una fettina di torta ,rimasta dalla domenica.
Ma quelle rare volte in cui si usciva con il "magico " sacchetto bianco in mano, era una festa, attorniati dai bambini che sbirciavano la golosità e che imploravano con gli occhi (non si era maleducati da chiedere) un pezzetto, ci si sentiva...felici!
Nella parte più interna del negozio c'era lo scaffale del cioccolato e che cioccolato!! Nero, pieno di nocciole , alto e duro che serviva il martello per romperlo e che si sgranocchiava, che dico, forse si succhiava consumandolo a poco a poco, con parsimonia.
forse si noterà che sono sempre stata golosa!

La vita non era molto cambiata : andavo a scuola, studiavo e giocavo nel verde attorno con le amichette che avevo. Del resto non c'era molto altro da fare, il quartiere era ancora in formazione , le strade erano poche e le attività ancora meno, a me non importava poi molto, ma per gli adulti doveva essere un po' difficile.
Si giocava a i "vecchi" giochi : saltare la corda, i quattro cantoni (alberi), alla "campana" (quella che si disegnava per terra con un gessetto...trafugato a scuola), mosca cieca, le belle statuine...insomma quando si poteva si era sempre fuori casa, senza paura di prendere il raffreddore, sbucciandoci le ginocchia nei vari "incidenti", e poi gli amici si andavano a chiamare a casa perchè mica c'era il telefono e magari la mamma (l'altra) ci dava pure merenda che era pane e marmellata, pane e burro, pane e ...qualcosa.
Non avevamo l'orologio, ma sapevamo quando era ora di rientrare, al limite la mamma ci urlava dalla finestra se eravamo in vista.
Quando faceva freddo freddo che non si poteva proprio stare fuori, allora il mio gioco preferito era...giocare alla maestra.
All'epoca le mie bambole ammontavano a 2, le sedevo davanti a me, preparavo loro piccoli quaderni con fogli di recupero, su cui scrivevo compiti e lezioni primariamente spiegati che poi correggevo diligentemente, facevo errori da correggere, disegnini e passavo le ore.
Poi...ho continuato a crescere ed ho iniziato le medie e un'altra vita mi si è aperta davanti...




7 commenti:

  1. Che bello è leggere questi racconti! Ti coinvolgono in un modo incredibile!
    Le foto poi mi ricordano certi quartieri che erano nelle città!
    Oggi sono trasformati in veri alveari.
    Ciao e buona serata cara Adriana.
    Tomaso

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  2. Mi sembra di tornare a vivere il passato con te...

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  3. Quel profumo di pane che descrivi io lo sento ancora oggi quando vado nei nostri piccolissimi paesini dell'interno dove ancora il pane si fa nel forno a legna come hai vecchi tempi..il cioccolato,invece,credo che come quello non si trovi più...o almeno,io sono una vita che non ne mangio più di buono.....i giochi e le giornate passate in strada mi fanno ricordare la mia fanciullezza...la mia è stata l'ultima generazione a provarli,poi è arrivato il computer....e tutto è cambiato:-)
    Solito bellissimo post sul passato,ancora complimenti cara Adriana!
    Ciao,un abbraccio e buona serata!!

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    1. Ops...ho scritto "hai vecchi tempi"....pardon...le dita corrono sulla tastiera e a volte si fanno figure da Asinelli:-)))
      Scusa.
      Ciao:-))

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    2. non preoccuparti,gli errori sono di tutti...sei fortunato a poter sentire ancora quei profumi e ancor di più ad aver provato quel modo di vivere, un po' più libero che forse in Sardegna si riesce ancora ad avere, è tanti anni che non vengo perchè ormai si è spezzato il motivo che mi portava in quei posti bellissimi

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  4. La storia dell'Italia che non c'è più raccontata attraverso i ricordi è qualcosa di imperdibile e impagabile.
    Grazie per la condivisione!
    un saluto
    Xavier

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  5. Nel ricordo dei dolci ritrovo molte golosità proibite, anche perché da noi non mancavano né cioccolata francese né torte casalinghe. E di recente ho letto un commento sul Web che rievocava quelle "pesche all'alchermes", di cui io invece non avevo mai saputo il nome. Ma a scuola per anni mi sono portato una deliziosa focaccia che forse tanto genovese non era perché molto croccante. Sui giochi, trovo più assonanze con racconti di altri miei coetanei, invece. E gli anni sono sempre quelli. La storia siamo noi? :))

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coccole...