Il mio viso

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domenica 19 maggio 2013

solo qualche canzone....



Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta
Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue un aquilone
E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani suoi tuoi fianchi
Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle
Dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno, come le rose.




E te ne vai, Maria, fra l'altra gente 
che si raccoglie intorno al tuo passare, 
siepe di sguardi che non fanno male 
nella stagione di essere madre. 

Sai che fra un'ora forse piangerai 
poi la tua mano nasconderà un sorriso: 
gioia e dolore hanno il confine incerto 
nella stagione che illumina il viso. 

Ave Maria, adesso che sei donna, 
ave alle donne come te, Maria, 
femmine un giorno per un nuovo amore 
povero o ricco, umile o Messia. 

Femmine un giorno e poi madri per sempre 
nella stagione che stagioni non sente.





Stelle, già dal tramonto, 
si contendono il cielo a frotte, 
luci meticolose 
nell'insegnarti la notte. 

Un asino dai passi uguali, 
compagno del tuo ritorno, 
scandisce la distanza 
lungo il morire del giorno. 

Ai tuoi occhi, il deserto, 
una distesa di segatura, 
minuscoli frammenti 
della fatica della natura. 

Gli uomini della sabbia 
hanno profili da assassini, 
rinchiusi nei silenzi 
d'una prigione senza confini. 

Odore di Gerusalemme, 
la tua mano accarezza il disegno 
d'una bambola magra, 
intagliata del legno. 

"La vestirai, Maria, 
ritornerai a quei giochi 
lasciati quando i tuoi anni 
erano così pochi." 

E lei volò fra le tue braccia 
come una rondine, 
e le sue dita come lacrime, 
dal tuo ciglio alla gola, 
suggerivano al viso, 
una volta ignorato, 
la tenerezza d'un sorriso, 
un affetto quasi implorato. 

E lo stupore nei tuoi occhi 
salì dalle tue mani 
che vuote intorno alle sue spalle, 
si colmarono ai fianchi 
della forma precisa 
d'una vita recente, 
di quel segreto che si svela 
quando lievita il ventre. 

E a te, che cercavi il motivo 
d'un inganno inespresso dal volto, 
lei propose l'inquieto ricordo 
fra i resti d'un sogno raccolto. 

13 commenti:

  1. Grande Fabrizio che ho avuto la fortuna di conoscere da ragazzo...
    Ciao,buona serata!

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    1. Anch'io l'ho conosciuto proprio lì in Sardegna, all'Isola Rossa in un ristorante che frequentava ...per me è mitico!

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  2. Cara Adriana, che emozione fa ascoltare le canzoni del grande Fabrizio De André!
    Ciao e buona settimana cara amica.
    Tomaso

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  3. La canzone di Marinella è fantastica.

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  4. Mi fai ricordare che anch'io sono di un altro secolo e le canzoni che pubblichi mi piacciono ancora

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  5. Quanti ricordi... le suonavo con la chitarra! Grazie!!!

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  6. Il testi di De André mi lasciano sempre un velo di malinconia. Era un poeta delle emozioni!
    un abbraccio

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    1. Forse perchè lui era tendenzialmente triste, era davvero un poeta.

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  7. Ogni volta che sono di fronte alle prime canzoni di De André non posso che pensare al fatto che me le fecero conoscere in stretto anticipo. Cosa rara nel mio caso.

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coccole...