Il mio viso

riflesso nello specchio
è il passato

Informazioni personali

lunedì 7 novembre 2011

Corrida a Gerona- Spagna

So di non fare cosa gradita a molti nel parlare della corrida (non avermene Elio, ma mi hai fatto venire l'idea proprio tu), in tanti non la condividono, io però la considero parte della cultura e delle usanze spagnole, può essere condivisa come idea o meno.

Le prime gare con i tori in Spagna risalgono a circa l'800 dopo Cristo, ma la corrida come la si conosce oggi risale al XIV secolo ed era praticata solo dall’aristocrazia a cavallo.  Nel 1670 fu fondata a Siviglia la prima scuola di tauromachia.  Sotto Franco ci fu una sorta di sottacere riguardo alle corride, per non dare un'idea violenta della Spagna all'estero. Negli anni '60 ci fu invece un periodo di grande popolarità per la corrida. 
 
Il confronto tra vita e morte rappresentato nella corrida è stato cantato in poesia, in musica, in teatro, rappresentato in pittura.  I romanzi di Ibanez ed Hemingway alimentarono il mito della corrida e del torero

  • La corrida non è uno sport; è un culto, una tarda sopravvivenza della religione di Mitra – l'adorazione del toro e del sole- l'antico rituale pagano che per un puro caso della storia romana non è diventato la nostra religione ufficiale contemporanea. (Richard Wright)
  • L'essenza della corrida non è nel muoversi ma nel rimanere immobili. (Richard Wright)
Hemingway,(fu mandato sulla riva del basso Piave, nelle vicinanze di Fossalta di Piave, come assistente di trincea) , che nello scontro tra il toro e l’uomo vedeva la perfetta metafora della vita, che è lotta, che è luce, come sgargianti sono i vestiti del torero, “i traje de luz”, per l’appunto. E lo sconfitto, toro inferocito, fa di tutto per fregare il proprio destino che pare segnato, in una danza infernale, stoica e coloratissima. E, seppur raramente, alle volte il toro vince.
 Questa era un immagine che stagliava su tutte le colline spagnole a ricordare tutto un mondo con passioni e forti sentimenti, grandi storie e romanticismo, legati soprattutto ai Toreri. Uomini (matador) coraggiosi, impavidi e con tanto fascino.
 Manolete


Questo è il "trajes de luces"
Uno degli elementi chiave della corrida è il costume. Decorati con complessi ricami in vero oro e argento, ornamenti e lustrini, caratterizzati da colori sempre accesi, in spagnolo sono noti come trajes de luces (“vestiti di luce”). I costumi della corrida sono una va-riante della tenuta tradizionale dei majos, i dandy castigliani del 18esimo secolo, che si distinguevano per uno spiccato e stravagante senso della moda. Dal basso all’alto, il traje è composto da scarpe a suola piatta, pantaloni attillati o taleguilla, bretelle, guaina, un gilet, una giacchetta corta e una cravatta. E poi viene la parte seria—un drappo rosa e giallo usato per la “danza”, e la muleta, un drappo rosso molto più piccolo, usato nelle parti finali della lotta per attrarre il toro verso la sua meta finale.

Al giorno d’oggi in Spagna non c’è più di mezza dozzina di sarti dedicati ai costumi da torero, e la maggior parte di questi ha imparato il proprio mestiere alla Sastrería Fermín di Madrid. Questo posto rappresenta per la corrida quello che il Central St. Martin è per il design e la moda. Antonio López Fuentes, l’uomo che gestisce il business, ha vestito toreri per circa 50 anni.


L'ho fatta un po' lunga, in realtà volevo solo postare delle vecchie fotografie "curiose" che ho fatto tanti anni fa in una corrida a cavallo a Gerona.
Alle "cinque de la tarde" dopo aver scoperto che i biglietti al hombras erano appunto in ombra per via che il sole batteva da un'altra parte, ma poi girava per cui diventavano "al sol", un colombo impertinente si era fermato nel mezzo della Plaza de Toros (l'arena) e dovettero farlo sloggiare, ma non era finita , dopo la 
 "sfilata "paseo", aperta dagli alguaciles, seguiti dalle tre squadre "cuadrillas" che dovranno affrontare i tori. Le cuadrillas sono composte dal torero "matador", da due picadores (giostratori a cavallo), e da 3 banderilleros o peones (giostratori a piedi",
avrebbe dovuto entrare di volata il toro, ma le porte si aprirono e non successe nulla.

I tori provengono da allevamenti specializzati "Miura" dove viene accertata la loro combattività, hanno un'età compresa fra i 3 e i 7 anni,(dovevano essere neri perchè altro colore significava poco valore) non devono pesare meno di 400 Kg, devono avere corna aguzze, simmetriche e robuste, e soprattutto non devono avere mai affrontato un uomo a piedi, perchè sarebbero più pericolosi.
 Questo si chiama "rufiano", in genere è una femmina e serve per invogliare ad uscire i tori riottosi....finalmente si andò ad incominciare con un toro...enorme, ma di color giallo paglierino che però diede filo da torcere al torero e a cui fu risparmiata la vita con onore e tornò al suo allevamento per fare una vita beata di procreazione!
Altra cosa le corride a cavallo : un cavallo per ogni momento, quindi 4 cavalli, che con leggiadria galoppano, s'impennano, scartano in una lotta contro le corna del toro.
La tauromachia è anche un'insieme di coraggio, di passione e sentimento.


Marie Sara, ventott' anni, francese, bionda e slanciata, mi ha detto: "La morte del toro corre lungo la lama della mia spada e raggiunge il mio cervello. Lei deve pensare a qualcosa come un bagliore, anzi un lampo improvviso". Una torera a cavallo, una "rejoneadora". L' unica "rejoneadora" perche' non ce ne sono altre nella dimensione della tauromachia, ne' in Francia ne' altrove.
L' erede di Conchita Cintron.
Muore a 86 anni la torera cilena conosciuta come la “diosa rubia”, la donna più famosa del mondo dei toreador.

Nata in Cile nel 1922 passò l'infanzia in Perù e a 12 anni si appassionò all'equitazione apprendendo l'arte del "rejoneo", ovvero la fase della corrida a cavallo: l'anno successivo debuttò in pubblico a Lima ma la sua carriera vera e propria iniziò in Messico nel 1939, dove in quattro anni fu protagonista , come matador, di 211 corride. Nel 1945 - dopo aver ricevuto la nazionalità peruviana - coronò il sogno di esibirsi in Spagna.
Famosa per le sue capacità di amazzone e di matador, si dice che Conchita abbia ucciso nella sua carriera più di 750 tori nelle corride dell’Europa, dell’America centrale e del Sud America.
Era piuttosto insolito alla fine degli anni 30 per una donna cilena diventare toreador.
Nel 1945 riuscì a coronare il suo sogno di esibirsi in Spagna nonostante il regolamento vigente non permettesse alle donne di impugnare cappa e stocco e dovesse limitarsi a lancia e cavallo: un divieto sfidato più volte nelle corride di beneficenza (a porte chiuse) e nella sua ultima apparizione pubblica in una plaza de toros, nel 1950.

11 commenti:

  1. è un post molto interessante ma anche se fa parte della cultura di questi paesi non condivido molto!
    Comunque le nozioni di questo post sono molto interessanti!
    A presto...Sibilla

    RispondiElimina
  2. Purtroppo a causa della limitatezza del numero di caratteri sono costretto a fare più commenti. Scusami in anticipo.
    Adry, come sai benissimo sono un anticorrida e quindi non posso fare solo due righe di commento banali. Non sono un integrista e non ti impedisco di continuare, ma vorrei che la prossima volta tu pensassi a quello che vado a scriverti.
    Innanzi tutto dovresti rivedere la corrida ai tempi di Franco. Prima del suo avvento, i repubblicani avevano abolito la corrida ed è stato lui a reinserirla nei costumi spagnoli. Lo sai che nei primi tempi, durante la guerra, in certe piccole arene erano i repubblicani ad essere toreati, al posto dei tori?
    Inoltre, per quanto riguarda il culto del toro nei tempi antichi (cerco di accorciare in questo caso senza citare le epoche) non si può mescolarlo alla corrida odierna. in Grecia, a Creta ed a Roma i riti non avevano nulla a che vedere con la corrida.

    RispondiElimina
  3. Nel tuo post citi solo la Spagna, ma dopo il 1853, quando divenne la sposa di Napoleone III, la corrida fu introdotta illegalmente in Francia da Eugénie de Montiijo. Prima era interdetta ed i toreri venivano accompagnati alla frontiera appena mettevano piede in Francia. Quindi qui da noi cade già per questo la tradizione.
    I procorrida parlano sempre di cultura e tradizione. Ma come si fa a considerare cultura qualche cosa che conduce ogni volta alla tortura ed alla morte di sei tori? La cultura è qualcosa di costruttivo intellettualmente e moralmente e non la distruzione di esseri viventi.
    Per quanto riguarda la tradizione ce ne sono state altre che sono state definitivamente soppresse perché contrarie alla natura umana. La schiavitù e l’eccisione erano delle tradizioni eppure sono state condannate e soppresse, anche se personalmente sono convinto che sotto altra forma sono presenti, ancora oggi, in certi paesi. Ma il cosidetto progressista mondo occidentale le condanna in ogni caso.

    RispondiElimina
  4. Il fatto che dei letterati amassero la corrida non significa che a questa bisogna dare delle lettere di nobiltà. Ce ne sono molti di più che avrebbero voluta abolirla. Te ne cito solo due : Victor Hugo e Marguerite Yourcenar.
    Inoltre non parli (se ho letto bene) di Federico Garcia Lorca celebre per la sua poesia “Alle cinque della sera” , ma qui credo si trattasse più di un grido per la morte del suo amico Ignaçio che di amore per la corrida.
    Passiamo al grande coraggio dei toreri. I tori, prima di entrare nell’arena vengono affebliti in mille modi. Non dico che questi mdoi vengano utilizzati tutti insieme altrimenti il toro non ce la farebbe nemmeno ad entrare in arena. Ecco una serie dei più comuni:
    - Trasporto in camion completamente chiusi e senza prese d’aria le cui pareti sono di metallo. Faccio presente che ci restano, senza bere, da 12 a 24 ore, secondo le distanze, e che nel sud della Francia durante la stagione si va dai 36 ai 42 gradi centigradi.

    RispondiElimina
  5. - Lancio di sacchi di sabbia sulle reni prima dell’entrata in arena.
    - Vasellina negli occhi perché non vedano bene.
    - Uscita brusca da un ambiente scuro al bagliore del sole.
    - E quello più sornioso perché solo un esperto può accorgersene, l’afeitado. Si tratta (abbiamo dei film e quindi non possono dirci che non è vero) di accorciare di 2-3 centimetri le corna del toro e rifarne la punta con una lima senza contare che per fermare il sangue usano un cuneo di legno piantato a colpi di martello. E’ da tenere presente che l’interno del corno è materia viva e quindi sarebbe come se a noi limassero un dente senza anestesia. Inoltre il toro, che usa la distanza tra le due punte per reperirsi nello spazio rimane sconcertato e non ci si ritrova più.

    RispondiElimina
  6. Quando entra in arena poi, il torero fa due o tre passaggi restando ben distante e poi lascia spazio al “picador”, il quale ha il compito di recidere con la picca i nervi del collo (non mi perdo qui in descrizioni tecniche e resto un po’ terra terra) in modo che l’animale non possa più spostare lateralmente la testa essendo questo il modo di dare la cornata. Quando un torero viene ferito è perché il picador ha fatto male il suo lavoro. Intervengono poi i “banderilleiros” che, teoricamente, devono piantare gli arpioni in modo da limitare la fuoriuscita di sangue. In reltà peggiorano la situazione ed il sangue esce più copiosamente.
    Solo alla fine si presenta il torero, quando il toro è già debilitato e se carica è perché è il solo modo che conosce per uscire da un luogo dove sa di aver perduto. Lo fanno tutti gli animali di lasciare libero il campo quando tutto è perso. Quindi il torero fa il bello al centro dell’arena badando bene di mettersi con il sole alle spalle (non si è mai visto una corrida con i nuvoloni) e poi cerca di infilare la sua spada in un determinato punto che permette all’arma di forare i polmoni ed il toro muore soffocato dal proprio sangue. Dico “cerca” perché in realtà in alcuni casi ci vogliono più tentativi (fino a 10 in certi casi) prima di raggiungere lo scopo.

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. Resta un’ultimo argomento. La corrida è sempre deficitaria perché con il ricavo della biglietteria non si potrebbe coprire i costi. Quindi i vari enti pubblici sovvenzionano le corride con i soldi dei contribuenti, anche di quelli che sono contro (82% dei francesi).
    Mi fermo qui perché penso di occupare già troppo spazio sul tuo blog dove continuerò a venire per leggere e commentare altri post, ma sarai d’accordo che non potevo, come già detto, risolvere il tuto con qualche riga.
    Se vuoi ti posso spedire un DVD fatto da me stesso sulla corrida e quando vedrai la fontana di sangue che esce dal toro, può darsi che la mia filippica ti consenta di vedere il tutto sotto un’altra luce. Un cordiale saluto, malgrado tutto.
    PS – Come ti ho già detto in Catalogna e quindi anche a Gerona le cooride sono ormai abolite.

    RispondiElimina
  9. condivido....fa parte delle tradizioni spagnole, ma ai giorni nostri è proprio necessario uccidere ancora il toro ???
    ciao a presto

    RispondiElimina
  10. Adry (presumo Adriano), se lo dici ad un aficionado ti risponderà con mille fallaci ragioni, che se non c'è morte del toro, non è più corrida e quindi si continua. Molti credono che nella corrida portoghese non ci sia la morte dell'animale perché non viene ucciso nell'arena. Ma una volta fuori è talmente mal messo che viene ucciso come ad un normalissimo macello. Ma si sono salvate le apparenze.

    RispondiElimina
  11. Adoro la Spagna e ci sono stata molte volte, ma detesto la corrida come ormai la maggioranza degli spagnoli.
    P.S.: Aggiungi il tuo link al mio widget dei "Top 10 followers": basta che clicchi su "accedi" in fondo al widget dei lettori fissi (GoogleFriendConnect).

    RispondiElimina

coccole...